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 Circo Marinaro   Falconara Marittima

Iniziativa in collaborazione con:

 

 

 

- S.E.F. Stamura A.S.D. Ancona

 

- Dott.ssa Elena Sagliocco (Psicoterapeuta)

La barca a vela come terapia

 

Le prime iniziative che hanno visto la nascita della velaterapia furono intraprese nel quadro di progetti per il reinserimento sociale ed il recupero di giovani con problemi di relazione e di socializzazione.

 

Fin dall’inizio la velaterapia si è dimostrata particolarmente efficace e si è diffusa anche in ambiti diversi dai quali era partita tanto che non si impiega più esclusivamente come strumento di cura per disabili ma viene consigliato per una gran parte di interventi orientati al sostegno di numerose procedure psicoterapiche. 

Ma cosa significa velaterapia?  La “cura” consiste nel trascorrere un periodo di tempo in barca a vela, che sarà ovviamente variabile a seconda dei soggetti interessati e del tipo d’imbarcazione di cui si dispone.

Con la supervisione ed il controllo di uno psicoterapeuta, il soggiorno (con le relative attività programmate) viene studiato per costruire un iter didattico-comportamentale idoneo a sollecitare, nei partecipanti, motivazioni e reattività orientate alla produzione e al sostegno di normali rapporti interpersonali. Lo scopo è quello di fornire la possibilità di creare un obiettivo di vita a chi sta attraversando un momento di difficoltà interiore.

L’idea nasce dal confronto con l’Associazione a Sostegno degli Studi Oncologici (A.S.S.O.), sensibile alle tematiche scientifiche e sociali legate alla malattia oncologica. Da qui il progetto Velaterapia a supporto del malato oncologico che, superata la fase clinica, spesso si trova ad affrontare difficoltà a volte peggiori del tumore stesso.

Dopo il considerevole successo evidenziato dai consistenti e benefici effetti nella cura dei giovani e degli adolescenti, la Velaterapia ha confermato le sue qualità e la sua validità quando il suo raggio d’azione si è esteso agli interventi riguardanti le persone adulte afflitte da problematiche esistenziali, stati ansiosi e depressione. Numerose iniziative sul territorio nazionale con una simile finalità hanno dimostrato la validità dell’approccio terapeutico e, ovunque, la velaterapia si è dimostrata immediatamente un grande successo. Chi decide di passare un pò di tempo in barca a vela impara a convivere e a condividere con altri tutto ciò che ha intorno, dagli oggetti quotidiani, agli spazi, pur limitati della barca, alle emozioni e sensazioni che scaturiscono dall'essere circondati dall’acqua e dal vento, quindi, dalla natura allo stato puro. Il semplice concentrarsi nella regolazione della vela fa perdere spontaneamente di vista le problematiche quotidiane, i problemi della vita, le angosce.

 

Inoltre, i partecipanti si sentiranno coinvolti in una nuova attività che potrà fornire un nuovo motivo per continuare, un nuovo obiettivo da raggiungere……insomma, ciò che a volte viene a mancare a chi ha dovuto affrontare una grave malattia.

Se vogliamo, possiamo considerare la barca a vela come un vero e proprio linguaggio: e le sue parole sono i sensi. La vista "spazia, si perde nell'immensità tra cielo e acqua, liberandosi dalle prospettive ristrette a cui è costretta in città; l'udito è cullato dal suono delle onde e dal fruscio del vento; il tatto 'sente' il vento e l’acqua. Finanche il gusto viene stimolato: depurato e disintossicato dal quotidiano, finisce per esaltare maggiormente i sapori", una volta approdati in porto.

Anche nel caso di passeggero-spettatore, cioè di colui che mai prima aveva messo piede su una barca, non c’è mai partecipazione passiva, proprio per la globalità dell’esperienza intesa sia in termini sensoriali che di relazione.

 

La relazione: l’estraneità dell’ambiente marino rende nuova e diversa la presenza dell’Altro. È un Altro ravvicinato, in uno spazio compresso, indossa ruoli sconosciuti, è un Altro con il quale si deve “cooperare” e si può parlare. Anche il rapporto con gli altri diventa più autentico.

Il mare sembra dunque essere un “setting” ambientale eccezionale e, la possibilità di viverlo da protagonisti (o meno) in barca a vela, costituisce un efficace mezzo di riabilitazione, di formazione, di condivisione dei problemi e dunque di supporto psicologico-emotivo per tutti.

 

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